Breve Sommario
Questo canto dell'Inferno di Dante introduce Pluto, il demone guardiano del quarto cerchio, dove sono puniti avari e prodighi. Virgilio spiega a Dante il concetto di Fortuna come ministra della provvidenza divina, che distribuisce i beni del mondo. I due poeti raggiungono la palude Stige, dove sono immersi gli iracondi e gli accidiosi, per poi concludere il canto con la vista di una torre.
- Introduzione di Pluto e la punizione di avari e prodighi.
- Spiegazione della Fortuna come volontà divina.
- Descrizione della palude Stige e dei peccatori immersi.
Canto VII: Introduzione e Pluto [0:00]
Il canto inizia con Dante e Virgilio che incontrano Pluto, il "gran nemico", guardiano del quarto cerchio dell'Inferno, dove sono puniti gli avari e i prodighi. Pluto pronuncia parole incomprensibili, forse ebraico o arabo, e Virgilio lo zittisce con un'espressione simile a quelle usate con Caronte e Minosse, ricordandogli che il loro viaggio è voluto dal cielo, dove Michele sconfisse Lucifero. Pluto cade a terra come una vela di una nave spezzata.
Il Quarto Cerchio: Avari e Prodighi [5:04]
Dante e Virgilio entrano nel quarto cerchio, dove vedono anime che spingono pesi enormi in direzioni opposte, scontrandosi e gridando "Perché tieni?" e "Perché burli?". Dante chiede se riconosce qualcuno, ma Virgilio spiega che la loro vita dissoluta li ha resi irriconoscibili. Virgilio spiega che questi furono "guercio della mente", incapaci di moderazione nello spendere e nel tenere.
La Fortuna: Ministra Divina [14:09]
Virgilio spiega a Dante che la Fortuna è una ministra generale voluta da Dio per distribuire i beni del mondo tra le genti e i diversi ceti sociali. La sua azione è occulta e incomprensibile all'intelletto umano, ma segue un disegno divino. Coloro che dovrebbero lodarla, spesso la biasimano ingiustamente. La Fortuna continua a far girare la sua sfera, incurante delle lamentele.
La Palude Stige: Iracondi e Accidiosi [21:05]
Dante e Virgilio raggiungono una fonte che alimenta un fossato, che conduce alla palude Stige. Qui Dante vede anime nude immerse nel fango, che si percuotono e si sbranano a vicenda: sono gli iracondi. Sotto l'acqua, altre anime sospirano: sono gli accidiosi, che hanno covato l'ira dentro di sé, reprimendo la loro rabbia. Virgilio sottolinea l'importanza dell'equilibrio tra ira e accidia.
Conclusione del Canto [25:07]
Dante e Virgilio circumnavigano la palude Stige, osservando le bolle che salgono dal fondo, segno della presenza degli accidiosi. Giungono infine ai piedi di un'alta torre, concludendo così il settimo canto dell'Inferno.